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2016/04/12

Intervista con Elena Ferrante

Finalmente svelata l'identità della scrittrice de "L'Amica Geniale" tanto apprezzata dagli studenti dei miei corsi, Per loro sono queste righe disponibili integralmente qui.

Per presentare il suo nuovo Libro "La Frantumaglia" ecco una intervista che è interessante leggere e discutere ve la propongo come base per una discussione

 

Il testo è un esempio di linguaggio "difficile" e, a tratti, solipsistico (ossia parlare a se stessi) ma è ricco di termini nuovi che se vorrete potremo analizzare insieme

 

"Elena Ferrante sono io": Nicola Lagioia intervista la scrittrice misteriosa

 Non ha mai voluto rivelare la sua identità lasciando che a parlare fossero solo i suoi libri. Il perché l’autrice de L’amica geniale lo spiega in questo colloquio: "Scrivere è di per sé già un atto di superbia..."

Da "La Repubblica"del 4 Aprile 2016

 

Nicola Lagioia: uno degli aspetti più potenti de L'amica geniale riguarda il modo in cui viene resa l'interdipendenza tra i personaggi. È evidente nel rapporto tra Lila e Elena, nel modo in cui ognuna riesce a depositare nell'altra la propria forma, la quale (proprio come una forma di vita autonoma) continua ad agire al di là della presenza fisica che l'ha generata. Ogni volta che Lila svanisce dall'orizzonte degli eventi di Elena, continua comunque ad agire nell'amica e, si presume, accade anche il contrario.......

Elena Ferrante: da dove comincio? Dall'infanzia, dall'adolescenza. Certi ambienti napoletani poveri erano affollati, sì,  e chiassosi. Raccogliersi in sè, come si dice, era materialmente impossibile. Si imparava prestissimo ad avere la massima concentrazione nel massimo disturbo. L'idea che ogni io è, in gran parte, fatto di altri e dall'altro non era una conquista teorica, ma una realtà. Essere vivi significava urtare di continuo contro l'esistenza altrui ed esserne urtati, con esiti ora bonari, l'attimo dopo aggressivi, quindi di nuovo bonari.
 
.....

Nicola Lagioia: Nonostante Lila - quando lo va a sentire accompagnata da Nino - mostri di apprezzare molto Pasolini, ne L'amica geniale non compare mai l'ombra di un Ninetto Davoli.....

Elena Ferrante: Malaparte non so, dovrei rileggerlo. Non ho mai avvertito alcuna consapevole affinità con "La pelle", una lettura che risale a molto tempo fa. Ma devo ammettere che anche Gennariello l'ho sentito sempre assai distante dalla mia esperienza. È il capitolo del 'Mare non bagna Napolì intitolato 'La città involontarià che, anche in fasi diverse della mia vita, mi è sembrato un punto di partenza necessario,  se mai avessi provato a raccontare ciò che mi pareva di sapere sulla mia città.......

Nicola Lagioia: Per Lila e Elena lo studio è fondamentale. Farsi una cultura è l'unico percorso davvero degno per uscire dallo stato di minorità. Nonostante i tanti guai che devono affrontare nel corso della vita, raramente le due amiche perdono fede nel potere dell'istruzione.­ Anche quando....   

Elena Ferrante: innanzitutto non lo ridurrei a solo strumento di emancipazione. Lo studio è stato soprattutto sentito come essenziale alla mobilità sociale. Nell'Italia del secondo dopoguerra l'istruzione ha cementato vecchie gerarchie ma ha anche avviato una discreta cooptazione dei meritevoli, tanto che anche chi restava in basso poteva dirsi: sono finito così perché non ho voluto studiare. La storia di Lenù, ma anche di Nino, mostra questo uso dell'istruzione. Ma nel racconto c'è anche il segnale di una disfunzione: alcuni personaggi studiano e tuttavia il loro percorso si inceppa. ......

Nicola Lagioia: se è vero, come ho letto in più di un pezzo, che L'amica geniale non ha aperture verso il trascendente (almeno per come il trascendente è stato reso letterariamente in gran parte del Novecento), ci sono le smarginature di Lina. I momenti fondamentali, vale a dire, in cui il mondo si scolla davanti agli occhi di una delle due protagoniste, va fuori asse mostrandosi nella sua insostenibile nudità: una massa caotica e informe, "una realtà pasticciata, collacea", priva di senso. Sono attimi rivelatori, ma si tratta di rivelazioni ogni volta terribili......

Elena Ferrante: mi meraviglio sempre  quando qualcuno mi segnala come un difetto il fatto che nelle mie storie non si apre al trascendente. Qui voglio passare a una dichiarazione di principio: a partire dai quindici anni, non credo al regno di nessun dio nè in cielo nè in terra, anzi dovunque lo si dislochi mi sembra pericoloso. D'altra parte condivido l'opinione che la gran parte dei concetti che maneggiamo sia di origine teologica. La teologia aiuta a capire da dove sono scaturiti i fondi di caffè a cui tuttora ricorriamo. Per il resto non so che dirle. ......

Continua alla pagina di Repubblica 

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