2024/06/22

Ma siamo matti...

 Un Paese sospeso tra normalità e follia ( di Vittorino Andreoli).

Ritornare in Italia dopo molti anni apre molti interrogativi. sarà un paese migliore di come lo abbiamo lasciato? oppure no? Siamo cambiati noi (sicuramente) oppure è cambiato di più il paese che ritroviamo?

In questa analisi cui non possiamo sottrattaci ci viene in aiuto il libro sopra citato scritto da un esperto del settore: uno psichiatra: Il Prof. Vittorino Andreoli di cui leggeremo anche altri libri che vi suggerisco sia per capire la lingua: "l'italiano" che per capire chi parla quella lingua: "gli italiani".

Inquadriamo l'Italia e gli italiani:

Noi siamo il teatrino del mondo.
Un palcoscenico sempre aperto votato al nobile intento di occuparsi della consolazione dei Paesi del pianeta e del loro divertimento.
Noi siamo i clown dell’universo intero.

Li riconoscete o "Vi riconoscete?"

"Io sono convinto che il popolo italiano, di cui mi voglio occupare dopo questa premessa, sia malato. Non so ancora di cosa soffra, ma il mio atteggiamento è esattamente quello di qualcuno che si prefigga di trovare il male. Non diversamente appunto da quando conducono da me un paziente, che d’altra parte capisce di essere malato di mente proprio perché si trova di fronte a me, uno psichiatra."

Questa affermazione mi trova perfettamente in accordo: incontrando di nuovo qualcuno dopo anni ci rendiamo conto immediatamente se la sua salute sia cambiata, e più facilmente ci accorgiamo che lo è  in peggio.

Quindi proseguendo nella lettura di questo testo succitato potrò forse capire le anomalie e le inefficienze che per me rasentano la pazzia e che il giudizio di uno psichiatra mi potrà confermare.

Se poi si sceglie di vivere con dei pazzi in un paese di pazzi questo è un altro paio di maniche....

Qualcuno ( Giampaolo Pansa) ne parla in questa intervista del 2017 denunciando alcuni sintomi di questa pazzia collettiva.



Possiamo quindi continuare con la ricerca di una diagnosi per il paziente Italia attraverso il libro del prof. Andreoli (vedi sopra) che dice:

 ...Parlo di popolo malato perché rilevo comportamenti che non funzionano e assisto a un incremento della povertà, a un impoverimento generale. Perché noto una disattenzione nei confronti dei giovani, che sono stati derubati del futuro e quindi campano alla giornata, viaggiano nel mare tempestoso a vista, senza strumenti per orientarsi. Per questo parlo di malattia sociale, perché un popolo che non considera i propri figli è un popolo malato."

Se poi ci interroghiamo sulle ragioni di tale ricerca che qualcuno preferisce non avvenga perché affetto da quella sindrome chiamata "ignoranza volontaria: (willfull ignorance) che preferisce non ammettere i problemi per non doverli affrontare, allora dobbiamo condividere le ragioni con l'Autore: 

"...perché senza questo popolo semplicemente non sarei e mi ridurrei a uno spettro che vaga tristemente alla ricerca di una collocazione che non ha, non avrà mai più. È questo il mio Eden, benché perduto; è questa la mia terra, quella dell'Italia, e anche se dovesse essere sommersa dalle acque che la circondano, è una penisola che, comunque sia, io amo. È proprio l'amore a rendermi critico e forse, in qualche pagina che scriverò più avanti, anche severo e indignato."

Nessun commento: